Il parkinson può risultare davvero pesante da gestire per le famiglie e le badanti che si trovano ad assistere un paziente che ce l’ha.
Ecco perché oltre ai vostri sforzi e alla vostra tenacia, c’è bisogno di più. Scopriamo in questo articolo di cosa si tratta…
Se sei una badante sappi che per gestire un assistito affetto da Parkinson ci vogliono più accortezze. Quindi oltre alla nomrale cura della casa, igiene personale e assistenza medica…
…dovrai dimostrare empatia e il meglio di te.
Dovrai dare a chi soffre di Parkinson incoraggiamento, comprensione, un senso di appartenenza, e speranze e un significato alla propria esistenza.
Ti mostro qualche dato statistico cara badante per farti capire:
- Nel 33% dei casi vi è una sola persona che assiste un familiare malato
2. Il 72% sono donne
3. Tra gli uomini più frequentemente troviamo mariti e figli.
I coniugi sono per lo più coloro che si occupano dei loro partner. Se non sono in grado di farlo, vengono sostituiti da figli o nuore.
4. Le persone che in casa si occupano di familiari malati forniscono l’80% dell’assistenza medica globale e il 90% circa di tutti i servizi domestici.
5. Tra i coniugi più anziani che svolgono quest’attività, almeno la metà ha, a sua volta, problemi di salute.
Almeno un terzo sono lavoratori e sommano un’attività all’altra.
6. L’80% fornisce una assistenza media di 4 ore al giorno per 7 giorni la settimana. Di fronte a casi particolarmente gravi (malattia di Alzheimer, per esempio) si arriva a più di 40 ore settimanali.
7. Molti pensano che infermieri o case di riposo forniscano il principale aiuto ai malati, ai deboli e ai disabili. Invece la maggior parte di loro viene assistita a casa, dalla famiglia. Anche chi è ricoverato in istituti, continua a ricevere supporto e aiuto dalle proprie famiglie.
8. Voi siete “testa, cuore e mani” per la famiglia e la società. Il vostro ruolo è estremamente importante per il benessere dei membri della vostra famiglia e per la società, perché attraverso di voi, chi ha gravi problemi di salute riceve dignitosamente il conforto e l’assistenza di cui necessita.
Ecco…questo per farvi capire quanto siete importanti sia per noi che per le famiglie e gli assistiti di Parkinson che hanno bisogno di persone speciali come voi.
All’inizio la persona anziana riesce a convivere con questa malattia.
Ma quando quest’ultima comincia ad avanzare diventa obbligatoria l’assistenza da parte di qualcuno.
Chi si occupa di assistere l’anziano svolge un ruolo delicato ma di vitale importanza, visto che deve agire sia sul piano fisico che psicologico.
Il Parkinson colpisce il cervello, portando dei seri problemi di equilibrio, movimento e comunicazione. Quindi diviene veramente complicato vivere da soli, se non impossibile.
Per l’anziano è importantissimo non sentirsi solo, infatti, già avere la sicurezza di poter contare su un aiuto esterno migliora la vita.
Quindi, avete un compito arduo da svolgere, ma che regala tantissime soddisfazioni: in primis il sorriso dell’assistito.
Ci teniamo sempre a ricordare che chi decide di svolgere la mansione di badante, a prescindere dalla patologia dell’anziano, deve mettere sempre al primo posto i valori dell’amore e del rispetto per il prossimo.
Solo lavorando così, l’assistito potrà vedersi realmente migliorata la qualità della propria vita.
Ma come dicevamo prima, la buona volontà non basta, bisogna sapere come agire dinanzi alle situazioni complicate e non.
Ecco alcuni consigli pratici che forse non hai mai applicato
Per stare bene in prima persona e aiutare l’assistito affetto di Parkinson al meglio.
Certamente una delle maggiori sfide da affrontare è quella di gestire i vostri compiti assistenziali senza trascurare le altre attività che richiedono tempo, attenzione ed energia.
La situazione diventa più difficile quando gli impegni sono tanti o emotivamente coinvolgenti.
Assistere un malato di Parkinson può richiedervi tanto impegno…
…e se questo diventa eccessivo, l’energia, il buon umore e la capacità di far fronte ai problemi, si ridurranno e potrete sentirvi stressate.
Questa sensazione varierà di giorno in giorno a seconda dello stato di salute dell’infermo, del suo e del vostro umore, nonché delle energie su cui potete contare.
Prenderla bene
Cosa ci vuole per vivere bene e non trascinarsi, specialmente in circostanze difficili? Essere sotto stress colpisce e riduce la vostra vitalità e il senso di soddisfazione. Cercate di ridurre i pensieri negativi, coltivando l’autostima e cercando di inserire nella propria vita qualche attività piacevole
La cura di sè
Esercizi, corretta alimentazione e relax, sono le basi per il benessere e una buona salute. È necessario bilanciare questi fattori per ricaricare il corpo e la mente e tenervi in forma anche per svolgere bene il vostro lavoro.
Esercizi
Le scuse per non farli sono molte: “sono troppo vecchio”, “faccio già abbastanza esercizio occupandomi del mio caro”, “non ho tempo o energia per questo”.
I benefici derivanti dall’esercizio fisico sono moltissimi eppure inserirli nella vostra agenda non è mai facile.
La ricerca ha dimostrato che non si è mai troppo vecchi, che offrire cure ad altri non è il genere di esercizio fisico che serve; inoltre può darsi che stiate sperimentando stress, stanchezza e depressione anche perché non fate attività fisica. Perciò continuate a leggere qui sotto.
Scegliete gli esercizi giusti
Non deve necessariamente trattarsi di qualcosa che fanno gli altri. Deve essere qualcosa che vi piace, dal quale trarre beneficio e dovrebbe essere fatto con costanza.
Queste attività potrebbero essere: camminare, andare in bicicletta, nuotare. Se non lo facevate prima, chiedete prima consiglio al vostro medico.
Così sarete in grado di praticare il migliore e corretto intervento assistenziale e terapeutico.
Anche per i familiari, che necessitano sia di aiuto pratico, sia di sostegno affettivo per riuscire ad adattarsi agli aspetti negativi della situazione creatasi.
Non aspettatevi troppo e troppo in fretta
I risultati saranno migliori se vi porrete obiettivi intermedi e aumentate gradualmente il vostro impegno nell’attività prescelta almeno fino a 3 volte la settimana.
Perché l’assistito di Parkinson ha:
- Bisogno di elaborare cognitivamente e affettivamente la malattia.
- Di comprendere, accettare e vivere le emozioni ed i significati che la malattia e la convivenza con essa ed il familiare ammalato assume nella propria vita.
- L’esigenza prioritaria di informarsi sugli aspetti medici e terapeutici della patologia e di poterne parlare.
- Bisogno di ruolo
- L’esigenza di avere conferma della positività dei nuovi ruoli assunti e dei relativi compiti connessi.
- Bisogno di condivisione e confronto
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